Conosciamo il VERO valore del calcio femminile italiano?

Aprile, per il calcio femminile italiano (ed europeo) apre alla nuova Nations League, che determinerà le qualificate di di UEFA WEURO 2025. Un’occasione per rimettersi in carreggiata dopo le ultime deludenti amichevoli della Nazionale, e per tirare le somme in vista della nuova stagione. E SCF sfrutta la pausa per un breve ragionamento e per aprire un dibattito: conosciamo il vero valore del nostro movimento?

UNA DOMANDA OBBLIGATORIA

È una domanda che dobbiamo effettivamente porci. Soprattutto perché il calcio femminile italiano è a tutti gli effetti un prodotto commerciale. Pertanto, è destinato alla vendita, e gli acquirenti sono ovviamente le emittenti, italiane e non solo. Ma perché un prodotto venga effettivamente venduto, bisogna conoscerne il valore. Anzitutto, per stabilire un prezzo base adeguato, e soprattutto perché bisogna anche trovare emittenti che siano disposte a versare quella cifra.

LA SITUAZIONE DEL MOVIMENTO

Se il calcio femminile italiano negli ultimi anni ha vissuto una discreta crescita rispetto al passato, la situazione generale non è poi mutata molto rispetto al passato. La Serie A resta un campionato tecnicamente e atleticamente nella media, superiore a diversi in Europa, ma ancora indietro rispetto ad Inghilterra, Francia, Germania e Spagna. Lo dicono i numeri, lo dicono i risultati. Non basta un solo piazzamento tra le prime otto d’Europa per parlare di crescita, ma quel risultato deve essere poi mantenuto con costanza. C’è ancora molto gap con le big di altri Paesi, soprattutto a livello fisico. Uguale discorso per la Nazionale: non basta un successo storico contro la squadra campione del mondo in carica, bisogna giocare ogni partita con coraggio e spirito di sacrificio.

LA SITUAZIONE DELLA SERIE A

Andando nello specifico, c’è anche una grossa differenza tra il format proposto dalla Federazione per accrescere il livello del campionato, e l’accettazione nel pubblico, soprattutto alla luce dei risultati della stagione corrente. Se per lo scorso anno si parla di un format riuscito e che ha regalato tante partite emozionanti e ricche di gol, e alcuni ribaltoni soprattutto in coda alla classifica, per questa annata la situazione si è di fatto stabilizzata alla conclusione della Prima Fase. Incolpare però solo esclusivamente il format, non fa giustizia ai tanti problemi del campionato, già elencati in un altro editoriale. Soprattutto, valutare il livello dell’intero movimento diventa problematico, perché se la prima classificata fatica a superare un girone comunque non fuori portata, pur avendo iniziato brillantemente, allora bisogna interrogarsi ulteriormente.

POSSIAMO VALUTARE IL LIVELLO DEL CALCIO FEMMINILE ITALIANO?

Stabilire una valutazione del calcio femminile italiano è molto difficile, per una serie di motivi, quasi tutti dovuti all’altalenanza dei risultati dei club e della Nazionale. Di seguito, vediamo velocemente alcuni esempi.

LA NAZIONALE

Mondiale 2019 vs Mondiale 2023

Nel 2019, la Nazionale è arrivata al Mondiale dopo 20 anni di assenza, ha giocato discretamente, e pur non vincendo contro le big, ha espresso un buon calcio e ha raggiunto uno storico traguardo, che è valso poi il professionismo. 4 anni dopo, per un motivo o per l’altro, il risultato non è stato ripetuto, e il gioco è sembrato ben distante da quello espresso in precedenza.

Tre gestioni a confronto

Rimanendo in tema Nazionale, negli ultimi 7 anni il CT è cambiato ben tre volte. Sostituto Cabrini, è arrivata Bertolini, subito elogiata per i piazzamenti costanti (2 finali di Cyprus Cup e 2 finali di Algarve Cup, oltre ai Quarti del Mondiale), e per un cambio positivo della mentalità. Nel 2022 però, dopo un’ottima Algarve Cup, all’Europeo la squadra si è smarrita, ed è rimasta tale sino all’ultimo Mondiale, tornando più o meno sullo stesso livello del 2017. Con Soncin, le prime prestazioni sono state in linea con le ultime gare della precedente gestione, ma poi c’è stata una svolta a fine 2023. Nelle prime amichevoli dell’anno però, si sono rivisti gli stessi errori tecnici individuali delle precedenti gestioni.

I CLUB

La Juventus

La Juventus della gestione Montemurro, nel Trofeo Gamper con il Barcellona, sbagliò praticamente tutto nella sconfitta per 6-0, seppur fosse un torneo amichevole. La stessa Juve poi, superò il girone di Champions contro il Chelsea (finalista l’anno prima) e contro il Wolfsburg (che sarà poi una delle sole due squadre capaci di battere il Barcellona), vincendo in casa delle tedesche, e soprattutto superando il Lione nella gara di andata (poi vincente al ritorno e in finale contro il Barça). Lo scossone del 2022 però, con la dimissione di tutto il consiglio di amministrazione bianconero per il caso Plusvalenze, ha però scosso negativamente la squadra nel momento decisivo, mancando poi la qualificazione di poco. Nella stagione attuale, l’eliminazione è stata repentina, dovuta alla sconfitta ai calci di rigore contro l’Eintracht Francoforte, dopo essere passata in vantaggio, aver avuto l’occasione per raddoppiare e aver sprecato con Beerensteyn il rigore decisivo.

La Roma

La Roma ha avuto un primo anno straordinario in Champions, dove se l’è giocata e ha vinto contro squadre di livello pari o inferiore, e con le big – seppur nella gara casalinga – non ha sfigurato, pareggiando 1-1 con il Wolfsburg e rischiando di pareggiare la sfida contro il Barcellona all’Olimpico. In trasferta, tra AOK Stadion e Camp Nou, la squadra ha pagato un po’ di inesperienza, soprattutto in stadi pieni e a sostegno della squadra locale. Nella stagione successiva, se le due sfide contro il Bayern sono state condizionate da errori arbitrali, il 3-0 contro l’Ajax aveva fatto ben sperare per un passaggio del turno, eventualmente anche come prima classificata visto il pessimo stato di forma del PSG. Le Rouge et Bleu però, vincendo 2-1 proprio contro le Giallorosse, hanno ritrovato la quadra, hanno vinto al Tre Fontane e da lì sono state imprendibili. Le Giallorosse invece, hanno ceduto anche all’Ajax nell’ultima decisiva sfida, e sono state eliminate.

IN CONCLUSIONE: COSA SAPPIAMO DEL LIVELLO DEL CALCIO FEMMINILE ITALIANO?

Per concludere questo editoriale, dare una valutazione esatta del livello del calcio femminile italiano è molto complicato. Perché a volte le nostre squadre ottengono grandissimi risultati, ma non riescono – per una ragione o per l’altra – a dargli continuità, che infatti è il compito più difficile per i club calcistici, e in generale per chiunque voglia vincere. Purtroppo, nonostante l’impegno profuso delle società, un grande piazzamento non basta. Il mondo del calcio femminile è in totale espansione, e se prima vi erano poche squadre effettivamente competitive, negli ultimi anni anche le squadre di media fascia sono diventate molto temibili: ne sono un esempio Benfica, Ajax, Häcken e Brann, che in questa Champions League hanno centrato i Quarti di Finale, obiettivo impensabile soltanto due anni fa. E, sempre in Champions, squadroni come Arsenal e Wolfsburg sono state eliminate da un Paris FC presentatosi nettamente più in forma in estate durante i preliminari.

COSA PUÒ FARE IL CALCIO FEMMINILE ITALIANO?

Il calcio femminile italiano deve basarsi sulla parola qualità. È quello l’obiettivo da perseguire, e per molti aspetti sì è lavorato per raggiungerlo, tra l’introduzione del professionismo e il cambio di format per aumentare i big match tra le squadre più forti del campionato. Ovviamente, non si devono tralasciare strutture, scuole calcio, settori giovanili, e soprattutto dotare la seconda divisione di qualche aiuto in più per fronteggiare gli elevati costi della stagione. La parola chiave, appunto, dev’essere qualità, quindi non esagerare con gli investimenti per volere tutto subito, ma deve esserci programmazione per il futuro. Specialmente perché, ricordiamo, la prossima stagione sarà l’ultima con i fondi stanziati per l’attuale professionismo. Per il 2025-26, non bisognerà farsi trovare impreparati.

Sebastiano Moretta
Sebastiano Moretta
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