Il caso dell’Argentina Femminile: c’è ancora tanto da fare per il movimento

Doveva essere una pausa Nazionali come tutte le altre, ed invece il mondo del calcio viene scosso dalle denunce dell’Argentina Femminile. Quattro giocatrici infatti – Julieta Cruz, Laurina Oliveros, Lorena Benítez ed Eliana Stábile – hanno abbandonato la selezione e hanno denunciato totale noncuranza e disinteresse da parte della propria Federazione.

LA DENUNCIA DELLE GIOCATRICI

La denuncia delle calciatrici dell’Argentina Femminile è chiara: i fondi a disposizione della Nazionale sono insufficienti. Benítez esprime chiaramente il suo disappunto sul proprio profilo Instagram:

“[…] È una situazione che non vivevo da quando giocavo nell’U17. Non avere la possibilità di fare colazione o pranzare durante gli allenamenti. La risposta è la stessa da sempre: “NON CI SONO I SOLDI!” In questi giorni a fine allenamento abbiamo ricevuto un sandwich e una banana, dovendo arrivare a casa in 15 o 16 ore, sapendo che abbiamo compagne che tornano con il trasporto pubblico. Un altro motivo è che nemmeno le spese di viaggio sarebbero state pagate, ma le nostre famiglie non chiedono 5000$ per l’ingresso allo stadio. […]

Lorena Benítez

LE LAMENTELE

La denuncia quindi è molto chiara. Il problema non è la mancanza di soldi in sé, ma proprio il disinteresse per il calcio femminile da parte di una Federazione che però non ha perso poi l’occasione per sfruttare i risultati della squadra per farsi vedere nelle consuete foto di rito, nonché detentrice della Coppa del Mondo maschile. Se l’AFA non ha mai fatto loro mancare nulla, all’Argentina Femminile manca qualsiasi basilare sostegno. Una situazione che era normale forse 15 anni fa, ma con tutti i recenti investimenti e la recente crescita mediatica del movimento, non sono più accettabili. Si parla di pagamento dei pasti e delle spese di viaggio per delle giocatrici che, sulla carta, hanno a tutti i costi un contratto professionistico (e che quindi garantisce loro tutti i diritti), e a cui un trattamento simile non può legalmente applicato.

COSA CI INSEGNA IL CASO DELL’ARGENTINA FEMMINILE?

Dunque, il caso dell’Argentina Femminile ci insegna quanto ci sia ancora da fare per il movimento. Per ogni campionato in crescita e che ottiene visibilità internazionale (NWSL, WSL, Bundesliga, LaLigaF, D1, pur anche la Saudi Premier League, e in una certa misura anche la Serie A e la Coppa Italia, che quest’anno è stata trasmessa in 158 Paesi), ce ne sono almeno 4 o 5 che ancora combattono per avere a disposizione ciò che nel calcio maschile è scontato. Perché per il calcio femminile nulla è scontato; non c’era nulla di certo negli anni ’60, non c’è nulla di scontato nel 2024. Eppure sono passati 60 anni. Quindi c’è davvero ancora tanta strada da fare, e i pochi risultati mediatici che ottiene il movimento sono sì importanti, ma non devono nascondere quanto tante altre calciatrici stiano ancora faticando solo per poter giocare a calcio, figurarsi trasformarlo poi in un lavoro. E attenzione al dettaglio più importante: i diritti delle donne non sono certi, e non bastano nemmeno i piazzamenti per assicurarli a lungo termine. Occorre quanto prima inserirsi nella cultura di massa.

Sebastiano Moretta
Sebastiano Moretta
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