Dopo aver annunciato l’addio al calcio, la redazione di Solo Calcio Femminile ha intervistato la giocatrice Alice Parisi. Tanti gli spunti interessanti della centrocampista classe 1990, che ha indossato la maglia della Fiorentina nell’ultima stagione di Serie A Femminile.
Lasciare il calcio giocato non è mai semplice. Quale aspetto ha contato di più in questa decisione?
“Sicuramente il fatto di essere tornata a Firenze consapevole di voler chiudere la mia carriera qui. Arriva un momento nella vita di un atleta in cui iniziano a pesare alcune cose. Continui a farle per passione ma non si è più disposti a spostarsi. Io a Firenze ho trovato il mio posto, voglio vivere qui e oggi ho voglia di costruire il mio futuro dopo il calcio. Non è semplice immaginare una routine diversa da quella di una vita ma tanto prima o poi doveva succedere. Ora sono felice così“.
Dall’inizio della carriera, è cambiata la percezione del calcio femminile: quali sono le impressioni paragonando le prime esperienze, pensiamo a Bardolino e Tavagnacco su tutte, con le ultime con la casacca di Fiorentina e Sassuolo?
“Dalla prospettiva della calciatrice è cambiato tutto, soprattutto a livello di tutele ma anche a livello di strutture. Oggi siamo nella condizione di essere atlete a 360 gradi, negli ultimi anni parlavo davvero del calcio come il mio lavoro. Non è cambiata la mia vita, ho fatto calcio sempre allo stesso modo, ma è cambiata la percezione esterna e il riconoscimento di questo sport come professione. Questa è stata la conquista più grande per le generazioni che verranno“.
C’è un ricordo particolare che è riaffiorato dopo la scelta di lasciare il calcio giocato?
“Di ricordi ce ne sono davvero tanti e la cosa strana è che li ricordo tutti molto volentieri, sia quelli belli che quelli brutti. Il calcio per me è stato davvero una palestra di vita, non sarei la donna che sono senza il calcio. Finora è stata l’esperienza più bella della mia vita, e non finisce qui“.
Com’è stato partecipare alla Serie “Uniche”?
“Bellissimo. Ero appena arrivata a Sassuolo, era un momento molto positivo per me, l’ennesima sfida accettata e l’ennesima rinascita per me. Per un atleta raccontarsi è sempre un viaggio nelle emozioni, ti obbligano a rivivere ricordi e ti fa rendere conto di quanta strada hai fatto. Mi ha fatto sentire per la prima volta davvero orgogliosa di me della serie “veramente ho fatto tutto questo fino adesso in questo mondo?” Sono grata di quell’opportunità che ho avuto”.
C’è il calcio nel suo futuro? Ha già idee?
“Credo proprio di sì. Nella mia testa ci sono mille progetti, ho ancora tantissimo da fare e da dare a questo sport. Odio la staticità, non sono capace di stare ferma, fisicamente e mentalmente. Devo solo trovare il mio posto ora e non vedo l’ora di cominciare“.