Mauro Ardizzone: “Portare in alto i nostri colori all’estero è sempre motivo di orgoglio e grande soddisfazione”

Mauro Ardizzone è diventato il primo allenatore italiano ad ottenere un trofeo all’estero, vincendo campionato e titolo nazionale con il Lugano in Svizzera. Per questo, la redazione di SCF lo ha raggiunto per un’intervista tra l’esperienza vissuta, il passato e la metodologia, con uno sguardo sul futuro.

L’INTERVISTA

Buongiorno Mister Ardizzone. Ha vinto sia il campionato sia il titolo nazionale con il Lugano, diventando così il primo allenatore italiano a vincere all’estero. Che emozione è stata?

Un’emozione bellissima. Vincere è sempre bello, ma ancor di più è come è stata costruita giorno dopo giorno, insieme con le giocatrici che sono sempre state al centro del progetto, e allo straordinario lavoro dello staff tecnico. Da allenatore italiano sono molto felice, portare in alto i nostri colori all’estero è sempre motivo di orgoglio e grande soddisfazione“.

Mister Mauro Ardizzone portato in trionfo dalle sue calciatrici. [Foto di repertorio]

Tra l’altro questa non è nemmeno la sua prima avventura estera. Ha allenato a Gibilterra, a Caracas in Venezuela, Sambenedettese in Lega Pro, e tantissime squadre giovanili, come Miami, Giacarta, Dubai, New York, Inner Mongolia e Il Cairo. Cosa si porta da queste esperienze?

Queste esperienze mi hanno dato la possibilità di girare il mondo con un pallone in mano. Vedere culture, filosofie, metodologie, educazioni diverse una dall’altra, uscire dalla tua zona di comfort, e porre molta attenzione al mondo che ci circonda. Se penso agli Stati Uniti e al movimento asiatico calcistico di dieci anni fa, c’è stata una crescita davvero importante. Mi porto dentro quella voglia di crescita e di migliorarsi, le difficoltà ci sono e ci saranno sempre, ma bisogna avere la forza di superarle“.

LA METODOLOGIA DI MAURO ARDIZZONE

Passiamo ad un discorso più tecnico. Come è evoluta la sua metodologia con il tempo? Quale è stata l’esperienza più formativa tra queste?

I 13 anni passati al Milan mi hanno formato come allenatore e come persona, dandomi la consapevolezza che ero sulla strada giusta. Confrontarsi con i migliori fa tirar fuori sempre il meglio di te stesso. Succede anche con i giocatori, specialmente nelle fasce più piccole. L’apprendimento a quella età è rapido, veloce. La mia metodologia è cambiata e si è evoluta sempre. Mi piace mettere insieme vari aspetti, lavorare sul QUANDO è giusto fare quella determinata cosa, e dare gli strumenti per capirne gli aspetti. Ci sono tante fasi dentro la partita. Bisogna saperle riconoscere, e capire perché a volte è meglio adeguarsi altre invece essere determinati al raggiungimento del risultato“.

Continua.

Prima per esempio partivo dall’allenamento per arrivare alla partita. Nella mia settimana tipo invece, ora prediligo partire dalla partita per arrivare all’allenamento. Il mio primo giorno di allenamento è il giorno della partita. E da lì costruire, in base a quella appena giocata, quella da affrontare, la migliore, la peggiore, nascono situazioni davvero imprevedibili e il confronto con tutto il gruppo è la base per migliorarci tutti. Lavoro tantissimo su aspetti individuali: come marcare, come calcolare le distanze e l’utilizzo del proprio corpo all’interno del campo. Ho un senso di appagamento totale nel vedere migliorare i giocatori e le giocatrici che alleno“.

C’è un punto di riferimento che ha acceso la fiamma per il ruolo occupato? Chi è che ha ispirato la sua carriera da allenatore?

La persona che mi ha insegnato di più sono stati tutti i calciatori/trici che ho allenato in tutto il mondo. Ognuno di loro mi ha insegnato qualcosa a livello tecnico, umano e psicologico. Mi sono dovuto porre sempre, costantemente, tante domande dentro di me, la miglior formazione possibile . Senza dubbio chi mi ha ispirato è stato mio fratello Fabio, che purtroppo oggi non c’è più, ma è stato un compagno di squadra esemplare per tutti, capitano amato, onesto, leale, forte, tanto carattere e personalità. Il mio credo è la mia fonte di ispirazione e insegnamento“.

GLI OBIETTIVI FUTURI

Quale futuro attende mister Ardizzone?

Il calcio di oggi è molto strano. Le cose cambiano velocemente. Vorrei dare continuità a quello che ho fatto nel calcio femminile, mettendo ciò che è stato costruito negli anni in un progetto importante. Le calciatrici hanno fame di sapere e di fare le cose per bene, hanno un entusiasmo contagioso e vogliono mettersi in discussione allenamento dopo allenamento, e per un allenatore è uno stimolo a dare sempre il meglio. Nel frattempo ho ricevuto offerte nel calcio maschile, dovrò poi decidere in base ai tempi e a ciò che arriverà durante questo meraviglioso percorso. Grazie“.

La redazione di SCF ringrazia a sua volta l’allenatore Mauro Ardizzone, e gli augura il meglio per il suo futuro.

Sebastiano Moretta
Sebastiano Moretta
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