La FIGC, tramite la Divisione Calcio Professionistica, ha convocato per mercoledì 21 febbraio un’assemblea in cui si propone di modificare il regolamento della Serie A Femminile. In attesa di una decisione ufficiale, SCF si pone – assieme ai tifosi – alcune delicate domande, tra cui: siamo sicuri sia solo colpa della Poule?
IL FORMAT DELLA POULE
Nella stagione 2022-23 il campionato, con il format della Poule, è stato molto divertente. Nonostante alla 9a giornata la classifica fosse già divisa in due (ma i valori in campo erano sostanzialmente quelli), ci sono state diverse partite interessanti e ricche di gol. Certo, non sono mancate alcune criticità, se così intendiamo chiamarle: appunto, una classifica divisa in due anticipatamente; primo e secondo posto già stabiliti ad inizio campionato; e Poule Scudetto non decisiva per lo scudetto. Va segnalato però, che mentre la Roma faticava solo negli scontri diretti (2 sconfitte nella Prima Fase della Serie A Femminile), la Juventus cedeva due sconfitte al Milan e pareggiava con Sassuolo – due volte – e Como, per un distacco di 8 punti, che con quei valori in campo non era ribaltabile. Ma per il terzo posto (che purtroppo un anno fa non valeva l’accesso alla Champions League) la lotta si è risolta all’ultimo, con il Milan a prendersi – con merito – il piazzamento, davanti ad una buona Fiorentina e ad un’Inter che riuscì a conquistare punti solo nelle ultime tre giornate. Per non parlare della Poule Salvezza, che iniziava con Parma e Pomigliano salve, Como ai playout, e Sampdoria data per spacciata; e se poi il Como (come d’altronde il Sassuolo) si sono salvate in anticipo, in coda c’è stato il clamoroso ribaltone, con le Blucerchiate salve, le Granata ai playout, ed infine il Parma retrocesso. In più, le giornate di riposo non hanno minimamente inciso sull’andamento delle Poule.
LA STAGIONE 2023-24 DELLA SERIE A FEMMINILE
Quest’anno la Serie A Femminile ha vissuto un campionato più particolare. Era ovviamente chiaro che Roma e Juventus avrebbero preso il largo sulle avversarie, e pure era lecito aspettarsi una Fiorentina più attaccata al terzo posto vista la crescita dello scorso anno rispetto al 7° posto del 2021-22. Sono mancate però le avversarie: l’Inter è in transizione, vista l’assenza dell’ossatura principale della squadra nerazzurra, e infatti l’andamento è stato altalenante; il Milan ha più o meno dovuto affrontare lo stesso discorso, tra un mercato che ha portato nuovi volti, ma non quel boost necessario per replicare il risultato dell’anno precedente. E Napoli e Pomigliano erano ovviamente destinate alla lotta tra di loro per la salvezza: Granata con la rosa meno forte del campionato come individualità (ma dotata di carattere e grinta e una discreta compattezza corale), e Partenopee più forti come individualità, ma con troppi alti e bassi all’interno delle stesse partite, e soprattutto poca concretezza rispetto alle diverse azioni costruite. Il centroclassifica è stato invece molto più compatto, con il Como partito fortissimo assieme alla sorprendente Sampdoria, mentre il Sassuolo sembrava dovesse replicare la stagione precedente, ed invece è poi cresciuto con il passare delle giornate, classificandosi così per la Poule Scudetto.
I DUBBI SUL FORMAT
Una stagione così solleva qualche dubbio sul format, e guai se non fosse così. Puntare però il dito solo contro di esso, vuol dire cercare di sviare il discorso sulle tante criticità del calcio femminile italiano. Perché la Poule, allo stato attuale, è l’ultimo dei problemi, visto che questo format è stato specificatamente introdotto per aumentare la qualità del torneo. Non basta ovviamente un format diverso: per la qualità e alzare il livello, servono investimenti di qualità, e quindi rose competitive quantomeno per le prime classificate.
I TANTI PROBLEMI DEL CALCIO FEMMINILE ITALIANO
I problemi della Serie A Femminile sono molteplici, e quindi non possono essere ascritti solo al format del campionato.
- Anzitutto, la Serie B non è un campionato professionistico. Un cambiamento al format porterebbe più squadre dalla Seconda Divisione, pertanto è necessario renderla professionistica, dandole la dignità che merita. Le squadre di B infatti, potrebbero correre il rischio di trovarsi di fronte un muro di spese nettamente superiore allo stato attuale, pur essendo ugualmente un campionato dispendioso.
- Un dato troppo spesso ignorato, è che il Sud Italia rischia di essere escluso dal professionismo quasi completamente. Se da un lato vi sono alcune società che per un motivo o per l’altro non sono riuscite a far fruttare al meglio il lavoro svolto, dall’altro lato la Federazione deve necessariamente investire risorse per potenziare le strutture del territorio, gettando un occhio all’ecosostenibilità. Non ci si può privare di un terzo del Paese, soprattutto quello più caldo dal punto di vista del tifo.
- In più, il campionato femminile è troppo spesso ignorato dai media. Principalmente per un fattore culturale, ma in secondo luogo anche per le cifre forse troppo alte richieste dalla FIGC per i diritti di cronaca. È giusto che la Federazione punti a guadagnare (e ci mancherebbe), ma bisogna anche rendersi conto della realtà dei fatti, che ci dicono che molte emittenti sono poco interessate al calcio femminile.
- Bisogna poi lavorare per trasformare il calcio italiano in business. Ll’Inghilterra ha iniziato nel 2011, la Spagna in pochi anni ha costruito un gioiellino, mentre la Germania ha un campionato appassionante da diverse edizioni, e pure la Francia ha un fascino incredibile nelle lotte scudetto. Questo lo renderebbe più appetibile sia agli sponsor sia poi alle emittenti televisive. E ovviamente, diventerebbe una grande risorsa economica per i club, più invogliati ad andare oltre le proprie possibilità.
- Mai dimenticarsi di valorizzare il settore giovanile, proporzionandone (e questo è un discorso per noi media) i risultati. Perché se è vero che il settore giovanile ha ottenuto qualche risultato di livello recentemente, va anche segnalato che il più delle volte è avvenuto in amichevoli. Così come la Nazionale maggiore. Non dobbiamo caricare di aspettative troppo alte i tifosi, per evitare episodi come quelli dell’ultimo Europeo.
- In ultimo, ma non meno importante, i soldi per il professionismo del calcio femminile italiano scadranno il prossimo anno, e attualmente c’è il forte dubbio che vengano effettivamente reintrodotti per un altro triennio. Quindi se già quei soldi risultavano a malapena sufficienti, il futuro ha prospettive anche peggiori.
IN CONCLUSIONE
Per concludere quindi, alla Serie A Femminile, e al calcio italiano, occorre una Seconda Divisione effettivamente competitiva, i cui club non avrebbero problemi ad affrontare un campionato dispendioso su più fronti. E più le società saranno solide economicamente, più ci sarà spazio per investimenti sul territorio. Più investimenti ci saranno, più gli sponsor saranno interessati, e più gli sponsor saranno interessati, più il movimento sarà promosso. Più sarà promosso, più tifosi/appassionati/curiosi ci saranno, soprattutto se le squadre del loro cuore conquisteranno risultati importanti. E da lì, si potrà puntare a quei numeri che in Italia appaiono sporadicamente ogni quattro anni. Per costruire una casa, non si parte dal tetto, e la Poule è solo la punta dell’iceberg dei problemi del nostro movimento.