Il calcio femminile sta diventando sempre più professionistico, e universalmente riconosciuto del proprio valore. Per questo, ogni strumento che possa essere messo a disposizione di squadre, società e calciatrici, deve essere utilizzato. Tra questi strumenti, il VAR è quello meno impiegato.
CHE COS’È IL VAR
Il Video Assistant Referee, meglio noto come VAR, è un dispositivo video a bordocampo. In pratica, un arbitro esterno (aiutato da uno o più assistenti), tramite un auricolare e un microfono in una sala allestita a parte, comunica al direttore o alla direttrice di gara, eventuali errori. Tale figura può poi decidere – in completa autonomia – se fidarsi di quanto gli viene comunicato via auricolare, oppure recarsi personalmente nell’area di revisione per andare al monitor e rivedere l’azione. Ovviamente, non ogni situazione è rivedibile, soprattutto perché si intende favorire la fluidità di gioco. Esiste infatti un protocollo specifico.
IL PROTOCOLLO VAR
Il VAR, stando all’ultimo regolamento dell’Associazione Italiana Arbitri, viene impiegato solo nei casi in cui abbia commesso un grave errore o una grave svista, ma solo se riguarda:
- Rete segnata o non segnata;
- Calcio di rigore non concesso o concesso;
- Espulsione diretta;
- Scambio di identità in caso di ammonizioni ed espulsioni.
Il direttore o la direttrice di gara devono prendere sempre e comunque una decisione in ogni situazione. La revisione riguarda solo i casi sopracitati. Ma la sua introduzione nel femminile può essere ancora rinviata, o va implementata già a partire dalla prossima stagione nei principali campionati europei del ranking?
DOVE SI USA IL VAR NEL CALCIO FEMMINILE
Allo stato attuale ci sono soltanto due campionati in cui è stato introdotto il VAR, e sono la NWSL (il campionato statunitense, nonché il più equilibrato e spettacolare dell’intero movimento allo stato attuale), e la Liga BPI, la prima divisione portoghese. È utilizzato anche in Champions League (ma solo dai Quarti di Finale in poi), nelle finals di Nations League (ma non nell’intera competizione), ed eventi quali la finale di Coppa di Lega inglese e di FA Cup.
SERVE IL VAR NEL CALCIO FEMMINILE? ECCO ALCUNI ESEMPI DALL’ULTIMA UEFA CHAMPIONS LEAGUE
L’ultima Champions League ha evidenziato come, almeno nella principale competizione europea, vada implementato il Video Assistant Referee.
Real Madrid-Chelsea
Il primo episodio riguarda Real Madrid-Chelsea, gara piagata da due errori arbitrali che tolgono un meritato successo alle Blues. Nel primo caso, la direttrice di gara accorda un calcio di rigore alle Merengues per questo fallo di Fleming su Athenea del Castillo, avvenuto fuori area. Con la presenza del VAR, sarebbe stato calcio di punizione.
Il secondo episodio di Real Madrid-Chelsea riguarda l’annullamento della rete del possibile 3-2 a Niamh Charles, che invece si inserisce in area in posizione perfettamente regolare.
Roma: i casi di Bayern e PSG
Un altro caso eclatante della 1ª giornata è la marcatura di Damnjanović che sblocca Bayern Monaco-Roma. La revisione VAR avrebbe fatto chiarezza sul fuorigioco dell’attaccante bavarese, e molto probabilmente annullato il gol. Per la punizione della sfida di ritorno invece, il Video Assistant Referee non avrebbe portato ad alcuna revisione, non essendo prevista dal protocollo. Stesso discorso per il rigore dato a Giacinti nella 3ª giornata contro il PSG: la revisione avrebbe probabilmente fischiato il fallo di mano all’attaccante Giallorossa.
ALTRI CASI IN CUI SAREBBE SERVITO IL VAR: LA SERIE A
Nella nostra Serie A, sono diverse le partite in cui il VAR avrebbe quantomeno modificato l’esito. Lo scorso anno, in Inter-Juventus (terminata 1-3), avrebbe annullato due marcature alle Bianconere (mani di Sembrant per l’1-0, offside di Bonansea sul 3-1), mentre quest’anno, nel recente Inter-Roma, avrebbe con tutta probabilità annullato il pareggio di Bonfantini per fuorigioco. Il Pomigliano avrebbe avuto un calcio di rigore a favore nella sfida contro il Parma di un anno fa, quest’anno si sarebbe visto annullare il rigore assegnato alla Sampdoria, che ha creato una lunga coda di polemiche. Ovviamente, nel caso in cui il Video Assistant Referee venga usato in buonafede. In Liga, alcune partite dell’Eibar avrebbero potuto avere uno svolgimento diverso, così come in Nations League la partita delle Azzurre contro la Spagna avrebbe avuto un altro corso – tra un gol regolare annullato ad Hermoso, un netto rigore non dato alle spagnole e il mani di Abelleira nell’azione del 2-3. Per chiudere con la Champions, il calcio di rigore che ha deciso Real Madrid-Paris FC (0-1) non sarebbe stato concesso; insomma, gli esempi si sprecano.
MA SERVE DAVVERO IL VAR NEL CALCIO FEMMINILE?
Alla fine rimane una sola domanda: serve davvero introdurre il VAR, quantomeno nei primi 5-6 campionati del ranking UEFA e nei gironi di Champions League? La risposta è sì: intanto per dotare il calcio femminile di un sistema che viene utilizzato anche nel maschile (quindi elevandone lo status), e poi perché, in un movimento sempre più “professionistico”, contando che ogni partita genera un minimo di entrate, eviterebbe che si perdano soldi per errori altrui. In ultimo luogo, bisogna che le calciatrici si abituino a fronteggiarne l’uso, sostanzialmente perché in partita si gioca veramente sino al termine dell’azione. Prendiamo un ultimo esempio, da Ajax-Chelsea (andata Quarti Champions League) effettivamente disputata con il Video Assistant Referee. Nell’azione dell’1-0 del Chelsea, la difesa dell’Ajax si ferma pensando ad un fuorigioco, e la rete in un primo momento viene annullata; proprio perché le Lancieri non sono abituate a queste interruzioni, e non prevenendo revisione, la squadra si è bloccata pensando che la decisione fosse presa definitivamente. La rilettura invece, ha mostrato come in realtà non ci fosse fuorigioco alcuno, e la rete è stata convalidata, quindi 0-1 e partita sostanzialmente indirizzata.